I cinque pilastri di Wikimania Esino Lario

Collaborare

Coinvolgere istituzioni, associazioni, aziende e individui, senza il cui contributo è impensabile raggiungere l’obiettivo.

Wikipediani ed esinesi indossano la stessa maglietta, all’insegna del volontariato per la promozione dei beni comuni. A sinistra nella foto, il fondatore di Wikipedia Jimmy Wales. (Foto di Dario Crespi, Wikimedia Commons)

 

Investire su quel che c’è

Valorizzare le infrastrutture esistenti: le case private possono diventare alberghi, la palestra una sala conferenza.

Gli spazi accanto al Comune in cui era ospitato il Museo delle Grigne, migrato nella nuova sede nel 2016, sono stati impiegati durante Wikimania come Community Village e destinati in seguito a ospitare la sede di alcune delle associazioni del paese. (Foto di Niccolò Caranti, Wikimedia Commons)

 

Investire su quel che resta

Acquistare quanto può essere riutilizzato anche dopo l’evento, il resto si noleggia.

Chiuso dagli anni 70 e usato a lungo come magazzino, in occasione di Wikimania il Cineteatro viene ristrutturato e trasformato in una sala polivalente dotata di wi-fi. Per l’evento è infatti stata distribuita la fibra ottica a Esino Lario. (Foto di Iolanda Pensa, Wikimedia Commons)

 

Scalabilità

Documentare tutto nel minimo dettaglio, così da rendere replicabile l’evento.

Ogni partecipante di Wikimania ha ricevuto un blocchetto di buoni con indicato dove consumare i singoli pasti, distribuiti su esercenti diversi: in questo modo è stato possibile evitare code, assaggiare cucine diverse, sedersi accanto a persone nuove e conoscerle. (Foto di Dario Crespi, Wikimedia Commons)

 

Divertirsi e sperimentare

Lavorare con spirito giocoso, per motivare le persone e dare spazio alle idee.

Una battuta presa sul serio: così a Esino per Wikimania, a integrare il sistema di autobus, auto elettriche, car sharing e passaggi spontanei organizzato per l’evento, è arrivato anche un trenino per agevolare i collegamenti in paese tra i vari luoghi della manifestazione. (Foto di Martina Corà, Wikimedia Commons)